Nell'oscurità, due ombre si avvicinano attraverso il crepuscolo fitto e senza speranza. Le loro mani s'incontrano e la luce si riversa inondando ogni cosa, come cento urne d'oro che, aperte, fanno uscire il sole.Lo avrei riconosciuto al buio o anche se avesse usato un travestimento, mi dissi.
Folgorata, mi sono sentita così durante la lettura di “La canzone di Achille”.
Certi libri ti catturano, ti trascinano dentro la storia e nell’intimo dei personaggi. Io procedevo di pagina in pagina assetata dal sapere, dal vedere con gli occhi della mia immaginazione una storia che conoscevo ma che ho riscoperto pian piano come una nuova lettura. Una lettura unica e diversa.
Le sfumature che l’autrice offre hanno rafforzato il ricordo scolastico e allo stesso tempo dato alla me adulta la possibilità di intraprendere un viaggio su diversi piani personali. Madelin Miller, ha esordito con “La canzone di Achille” nel 2012 riscuotendo successo e vincendo il Premio britannico Orange Prize.
Questo libro mi ha sfiorata più volte, attraverso immagini sui social o racconti di amiche lettrici che me lo consigliavano ma ancora non era scattato nulla. Un giorno l’ho preso da uno scaffale in una libreria e averlo tra le mani ha cambiato tutto, è stato l’inizio di un’avventura. Come se avessi indossato gli stessi abiti dell’antica Grecia dei personaggi, ho ripercorso la storia di Achille e Patroclo: dall'esilio di Patroclo adolescente all'incontro con Achille, figlio della Dea Teti e dotato di un’aura speciale, fino alla narrazione dell'addestramento dei due con il centauro Chirone, passando per i momenti dell'amore nato tra i due principi. Ho provato emozioni contrastanti poi proseguendo tra intrighi e colpi di scena fino a rivivere la guerra di Troia dove la pagine si macchiano di sangue e dolore ed infine un senso di resa ha invaso anche me di fronte alla morte dei due. Il punto di forza del romanzo è la voce narrante affidata a Patroclo, figlio del Re Menenzio e mandato in esilio. Un ragazzo lento e goffo, molto sensibile infatti emergono soprattutto le sensazioni che prova quotidianamente nelle sue giornate e con le quali ho empatizzato, posando l’attenzione su quello che era l’aspetto più umano di tutti, non solo di Achille. L’autrice ci ha restituito questi eroi della mitologia nella loro umanità, con le loro paure e gioie, vittorie e sconfitte.
Il rapporto tra Achille e Patroclo, è romanzato sì ma estremamente coinvolgente per chi legge perché colto nella sua semplicità e naturalezza. Al di là dei pregiudizi, con l’intento di custodire il loro sentimento avendone cura contro ogni difficoltà, sapendo di avere poco tempo.
Gli dei non permettono a nessuno di essere famoso e felice.
Lo stile è scorrevole e piacevole, da apprezzare nella scelta delle parole, delle descrizioni e dei pensieri riportati. Una capacità di scrittura di Madeline Miller è strettamente legata alla sua formazione: laureata in Lettere classiche alla Brown University, ha insegnato drammaturgia e adattamento teatrale dei testi antichi.
Consiglio “La canzone di Achille” a chi desidera una lettura che davvero porti altrove, che emozioni e coinvolga. Lo consiglio a chi vuole lasciarsi sorprendere da una storia nota ma accattivante sempre e riproposta da prospettive diverse.
Nel 2019 la stessa autrice ha pubblicato il suo secondo libro, Circe e sono molto curiosa di leggerlo!