Lui si grattò la testa bofonchiando: “Non dobbiamo volere con ostinazione che le cose vadano come desideriamo, ma desiderare che vadano come vanno.
A volte il cuore delle cose sta nella semplicità.
A volte un libro, una storia emoziona perché tocca ricordi scanditi nell’anima.
A volte non bisogna andare lontano per riscoprirsi, basta ascoltare le sensazioni provate in passato e che hanno determinato chi siamo.
Ho letto “Niente caffè per Spinoza” di Alice Cappagli con la voglia di ritrovare quella me stessa ragazza amante della filosofia proprio grazie ad una persona che me l’ha fatta conoscere e vivere. L’autrice ha scritto di pagina in pagina con cura, delicatezza e empatia. Ha sviluppato la storia e la scrittura dei capitoli come se l’uno fosse il riflesso dell’altro. C’è coerenza e uniformità tra stile di scrittura e la storia. Mi ha fatto sentire spettatrice di giornate raccontate che hanno suscitato in me simpatia e riflessione attraverso il modo di viverle dei personaggi.
Una riflessione non pesante, che emerge da una routine che fa riscoprire il valore delle piccole cose. Maria Vittoria vive proprio questo: è assunta a lavorare a casa di un anziano professore di filosofia un po’ burbero ma gioioso, per lui cucina, rassetta e … legge.
“Non è vero, non è così difficile. Magari anche lei ha qualcosa d’irrisolto che le rende la vita più dura, ma nello stesso tempo la induce a cercare una soluzione” .
Maria Vittoria di giorno in giorno comprende la fortuna che le è capitata, perché il contatto con il professore e il suo esempio le fanno scoprire che ha delle capacità, che vale e può riprendersi la sua vita. Marai Vittoria vive con un marito che non la gratifica e non la rispetta, è controllata da una suocera per la quale non vale nulla e persino la sua casa le restituisce solo muffa sulle pareti. Tra le zucchine sul fuoco e una stanza da riordinare, Maria Vittoria quando il professore la chiama, si precipita e legge per lui un passo del libro che le indica. E’ così che lui, non vedente, ma con una memoria di ferro su ogni libro e la posizione che occupa nella sua libreria, si schiarisce le idee sulle cose che gli sembrano confuse. Trova il significato di quanto vive, di quanto accade anche a chi gli è vicino.
La filosofia è questo: trovare il perché delle cose, saper osservare da una prospettiva diversa dalla pria che ci appare. Indirettamente questa attitudine influenza Maria Vittoria che riprende contatto con i suoi bisogni, desideri concedendosi momenti semplici eppure importanti come una nuotata al mare, un pranzo da sola sulla spiaggia. Riesce pian piano a scrollarsi di dosso le zavorre che la stavano spegnendo. L’apertura verso se stessa le permette di aprirsi alle possibilità che ora è in grado di cogliere, ascoltando il mondo esterno e quanto può regalarle. Basta che inizi a credere in se stessa.
Elisa, la figlia del professore, le nipotine, gli amici con i quali va a fare una camminata, la cognata maniaca del controllo, la vicina di casa impicciona, il medico, gli ex alunni che passano a trovarlo sono tutti personaggi che reciprocamente danno qualcosa l'uno all’altro.
“Niente caffè per Spinoza” contiene il messaggio dell’importanza di non smettere mai di essere curiosi, di non scordare che un rumore di una porta che cigola, il cinguettio degli uccelli, il sapore di una macedonia di frutta ci sembrano scontati ma non lo sono. Ogni piccola cosa, rumore, profumo, colore è un dettaglio delle nostre giornate e dietro custodisce tanti altri significati. Dobbiamo sintonizzarci con a vita.
All’inizio parlavo della mia emozione leggendo questo libro, certo perché il mio professore di filosofia mi è tornato in mente, ho empatizzato con Maria Vittoria per il fatto che la sua vicinanza l’ha migliorata. I libri sono anche questo, macchine del tempo nei nostri ricordi. I libri, altri protagonisti di questo romanzo, fonte di risposte per il professore e per tutti noi che amiamo leggerli come lui.