Scrivere ai tempi del Coronavirus

Scrivere è viaggiare.
Scrivere è conoscersi.
Scrivere è buttare fuori un po’ di sé.
Scrivere è raccontare.
La scrittura risponde al bisogno primario dell’individuo di raccontare.
Lo facciamo così tanto ormai, basta pensare al successo dei social in quest’ottica.
Durante il lockdown ho raccolto testimonianze di chi non è riuscito a né a scrivere né a leggere, altri invece hanno vissuto il libro come salvezza, via di fuga per la mente.
Personalmente a primavera non riuscivo a leggere neanch’io e ho scritto poco.
Poi pian piano ho ripreso. Com’è scrivere ai tempi del Coronavirus?
Penso sia da vederla comunque come un’opportunità. Abbiamo modo di metterci in ascolto e di dare spazio al nostro bisogno di tranquillità. Per chi ha difficoltà, per sbloccarsi, se temiamo di guardarci dentro possiamo fare rete. Certo, difficile direte.
Eppure, collaborare è la chiave di svolta anche in questa situazione.
Scrivete una lettera a qualcuno. Scrivetegli una mail se preferite.
Portate l’attenzione all’altro. Scrivere ai tempi del Covid significa connetterci.
Sembra un paradosso farlo proprio mentre ci sono resi poco possibili i contatti. Eppure, la mia rubrica e altre forme di attività di collaborazione legate alla scrittura sono nate in questi mesi. Così come nuovi romanzi hanno visto la luce. La scrittura si fa portatrice ancora e per fortuna, del valore della condivisione.
Scrivere in questo periodo diventa secondo me ancora più importante.
Cogliamo il bisogno di raccontarci, che sia ad un foglio bianco, ad un amico che non sentiamo da tempo attraverso una lettera, i versi di una poesia o un racconto.
Cogliamo l’occasione di prendere del tempo per noi che tanto ricercavamo per terminare quel capitolo lasciato in sospeso. Scriviamo di normalità, di storie di personaggi che ci possano appassionare.
Scrivere ai tempi del Coronavirus?
Sì, perché la narrazione è un atto supremo, non annientabile e chi ne è consapevole non smetterà mai di trarne il potere della libertà.