Le ambientazioni dei miei romanzi

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Urbino, Pesaro e Oxford. Tre città e tante diversità per tre romanzi a tinte gialle. Sono tre città nelle quali ho vissuto ed ognuna di loro ha stimolato la mia immaginazione, ha suscitato emozioni tanto da pensarle come ambientazioni per i miei romanzi. Non tutte le città dove ho trascorso dei periodi della mia vita ho considerato potessero essere adatte come scenari delle storie che stavo creando, ma queste tre sono state esse stesse a scegliermi. Mi spiego, ci sono state prima dell’idea della storia, prima della vicenda narrata, prima della trama e dei personaggi. Penso che un’ambientazione possa ispirare, suscitare quel qualcosa che è difficile da descrivere ma che è l’input giusto per la creatività. Un’ambientazione può essere essa stessa “personaggio” in quanto ritengo che i luoghi parlino, sono custodi di storie, di un passato e un presente che possiamo scegliere di conoscere e sul quale sintonizzarci.

Urbino, una delle città più importanti del Rinascimento italiano, l’ho vissuta in tutte le stagioni dell’anno quando ero all’università, ma resteranno per sempre impressi nella mia mente gli scorci avvolti da quella tipica nebbia lattiginosa autunnale. I suoi monumenti immensi come il Duomo, non li vedevo a un palmo dal naso, il silenzio e l’oscurità delle mattine presto e al calar della sera, il rumore sui sanpietrini delle valige di chi partiva e arrivava si sono impressi nella mia mente già dopo il primo anno. In quell’estate iniziai a scrivere il mio primo romanzo “Scomparsi a Urbino”. Decidendo per una trama delineata tra ottobre e novembre, come poteva non essere l’ambientazione del mio primo giallo? All’ombra delle sue mura si dispiega una vicenda che vede la scomparsa di ragazzi nel nulla e l’entrata in scena dell’ispettrice Claudia De Angelis. La fortezza di Albornoz diventa un luogo lugubre simbolo della città e custode della risoluzione finale, l’orto botanico spazio di misteri, le salite e le discese, i vicoli, tutto tra il noto e il non noto. La mensa universitaria e le aule invece, sono gli spazi con più luce perché dedicati ai momenti della vita quotidiana dei giovani protagonisti e delle loro amicizie. I colori e le sensazioni dei posti si sposano con chi li vive e con lo stato d’animo che manifestano. Non è un caso che una Claudia insieme all’ombra “anima dannata” si incastra perfettamente in questa ambientazione, chiusa nel suo dolore e dedita ad indagini in solitaria. Lo sviluppo del suo personaggio invece, non poteva che compiersi in un paesaggio completamente diverso, senza mura di cinta e aperto sul mare: Pesaro. È una città alla quale sarò sempre legata in modo particolare, mi ha fatto scoprire il legame con il mare e una certa dipendenza da esso. La trama del secondo romanzo “Oltre gli occhi” si svolge sotto il sole dell’estate, stagione di sollievo e libertà, ma anche di intense situazioni alterate dalla calura. Per una Claudia destinata a cambiare e a migliorare lati del suo carattere, Pesaro fisicamente affacciata sul mare poteva essere inclusa in questa metafora di apertura. Il contrasto poi, tra l’apparente tranquillità della cittadina marchigiana nella sua stagione più attiva e il ritrovamento dei cadaveri è interessante. Non è la prima volta che un giallo si compie proprio in una realtà dove nessuno ci penserebbe!
Spesso siamo abituati alle metropoli che nascondono fatti di sangue e violenza, eppure la letteratura ha decretato il successo anche di storie a tinte gialle in città più piccole e a misura d’uomo. Mi piace sperimentare, mettermi alla prova e cambiare e quando sono tornata da due mesi a Oxford, in Inghilterra, mi sono detta: perché non spedire lì anche l’ispettrice Claudia? Oxford poi era perfetta per un thriller, città gotica attraversata dal fiume Cherwell e nota per la tradizione dell’Università con i suoi college, i giardini, i teatri, le chiese e i musei. In quelle settimane l’avevo percorsa con curiosità e sorpresa per paesaggi naturali affascinati come solo quelli nordici possono essere e a volte colpita dal un senso di cupezza con un brivido che ho desiderato fosse il punto di partenza per la tensione della narrazione per un nuovo romanzo. È tra le sue strade e quelle della capitale inglese Londra che ho fatto agire i personaggi di “Dentro il bianco”, in un’alternanza di paesaggi e abitudini, tra la calma di Oxford e la realtà più caotica di Londra. Infatti, i momenti più concitati avvengono in quest’ultima, gli incontri chiave e i pericoli che si susseguono in una corsa contro il tempo. Le scene ambientate a Nothing Hill sono quelle nelle quali mi sono immersa con più affetto, ricordando colori e particolarità. Scrivere permette anche questo: rivevere i luoghi, sentirne di nuovo i profumi e i rumori, ridarli al lettore e condurlo in un viaggio dandogli un punto di partenza per quello che sarà il suo unico e personale viaggio con la fantasia.
 

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