La nebbia, il sole, la neve.
Il bianco, il rosso e l’arancio. La natura va guardata, osservata, ascoltata.
Mi piace sintonizzarmi con essa, con quello che ci offre allo sguardo e al cuore.
Mi piace perché esiste uno scambio di energia tra noi e quello che abbiamo intorno.
Di questo scambio si nutre che scrive.
La natura: fonte d’ispirazione creativa, poetica e artistica.
È importantissimo anche per me. Nei miei romanzi, gli elementi naturali sono protagonisti, conferiscono un valore aggiuntivo alla narrazione, alle vicende. Sono carichi anche di significati metaforici. Sono in linea con lo stato d’animo dei personaggi e con le loro storie. La nebbia di Urbino che tutto avvolge, che si adatta al tema della scomparsa, quando tutto è nebuloso e senza linee definite. La calura dell’estate, il sole sulla spiaggia pesarese, lungo il viale che prosegue in direzione della baia, l’odore del mare fresco e libero da respirare verso l’orizzonte azzurro. Il caldo da tradizione si dice alteri certe situazioni e favorisca la perdita del controllo, adatto quindi a segnare il sudore sulla fronte di chi dà la morte più volte. E poi la neve, bianca e gelata, sulla quale si lasciano orme a segnare la strada verso la verità. Le neve tutto copre e modifica la forma delle cose, fa calare un silenzio a volte surreale e per me il suo bianco diventa metafora del bianco dell’anima di Claudia che non prova più nulla e dell’innocenza di piccole vittime da salvare prima che sia troppo tardi. Da “Scomparsi a Urbino” a “Dentro il bianco” e “Oltre gli occhi” il lettore è portato in un mondo da vivere nei suoi odori e rumori, così da coinvolgerlo di più e far che s’immedesimi nelle atmosfere ricreate.
La natura suscita ispirazione creativa, poetica e artistica, contiene tante narrazioni e se tendo l’orecchio ad ascoltarle credo di avere l’occasione di cogliere uno spunto per la nuova trama da inserire in un prossimo romanzo. La scrittura è vita e non può non alimentarsi del mondo che ci circonda.